LUCA & THE TAUTOLOGISTS – Poetry In The Mean-Time/Suddenly Last Summer

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Non teme di esagerare Luca Andrea Crippa, cantautore e chitarrista lombardo che a un anno o poco più di distanza da Paris Airport ’77 (ne abbiamo scritto qui http://www.lateforthesky.org/2023/11/ ) si ripropone con un album e un ep pubblicati a breve distanza l’uno dall’altro, frutto di un periodo di evidente ispirazione in direzioni diverse. Infatti, i due dischi rappresentano aspetti distinti della scrittura di Luca: l’ep registrato a luglio al Niton Lab Studio di Varese privilegia tracce oscure, notturne e sognanti, canzoni d’amore curate nella produzione con qualche elemento di elettronica, mentre l’album inciso ad agosto al Trai Studio di Inzago è fresco, poetico e diretto con qualche oasi acustica e un suono roots. In entrambi i dischi, che si distaccano come già Paris Airport ’77 dal rock-blues di precedenti registrazioni dell’artista con Ruben Minuto, dal southern-rock dei Saturday Night Special e dall’alternative country dei No Rolling Back, Luca (voce, chitarre e lap steel) è accompagnato dalla brillante sezione ritmica di Deneb Bucella (batteria) e Paolo Roscio (basso).
Partendo da Poetry In The Mean-Time, la copertina (un pregevole disegno di Stefano Bonora) e l’album sono ispirati da una foto vintage di un incidente accaduto durante le riprese del film horror di culto “The Creature Of The Black Lagoon” con Julie Adams al quale è direttamente collegata la canzone Julie Hit Her Head, caratterizzata da un’intro strumentale funkeggiante, una voce sussurrata, un lavoro notevole di basso e batteria e numerosi cambi di ritmo. Tra gli altri brani emergono l’apertura melodica di Tall Building Shapes, l’accattivante Breakwaters Ballroom con una chitarra knopfleriana, My Friend’s Old Blues Still Rocks tra JJ Cale e Steely Dan, il nervoso strumentale Modern Galleries spruzzato di jazz-rock e la raffinata Our Magic Wand. La voce di Luca a tratti sembra mancare di un pizzico di energia, a differenza delle parti strumentali.

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Quanto a Suddently Last Summer, quattro brani nella versione digitale, sei in quella fisica su cd, apre la notturna e sommessa At The Movies che sfocia in un riuscito assolo di chitarra, seguita dalla lenta Mystery…The Greatest, traccia sognante spruzzata di elettronica. Tra prog e fusion si prosegue con Different Paths e Night Green, per giungere all’orientaleggiante Indian Summer che precede la chiusura mossa di They’re Landin’ In Hawaii, venata di prog nel fulgido finale chitarristico.

Paolo Baiotti

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