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THE MYSTIX – Truvine

di Paolo Baiotti

17 novembre 2022

myatix

THE MYSTIX
TRUVINE
Mystix Eyes Records 2022

Considerati una piccola leggenda nell’area di Boston, i Mystix interpretano dal 2002 l’Americana con forti inserimenti di blues e gospel, alternando brani autografi e covers. La formazione ruota intorno a numerosi artisti con nuovi arrivi e qualche ritorno da un disco a un altro, una sorta di collettivo variabile che ha da sempre come cantante e principale animatore Jo Lily (già con Duke & The Drivers attivi fin dagli anni settanta) insieme al chitarrista Bobby Keyes, sessionman in ambito jazz e rock. Nel nuovo disco sono affiancati da Marty Ballou al basso (Duke Robillard, Roomful of Blues), Neal Pawley e Stu Kimball (Bob Dylan) alla chitarra e Marco Giovino (Band Of Joy, Emmylou Harris, John Cale) alla batteria e alla produzione. Non mancano ospiti di prestigio tra i quali Luther Dickinson, Jerry Portnoy, Spooner Oldham e Doug Lancio ed ex membri fissi come Tom West all’organo. Una formazione esperta che si diverte a proporre una miscela di soul, country e blues da bar-band (infatti vengono paragonati a The Nighthawks) caratterizzata dalla voce roca, aspra e fumosa di Lily tra Dylan, Dr. John, Captain Beefheart e Roger Chapman.
Truvine è il loro ottavo album, a due anni di distanza da Can’t Change It e contiene alcuni brani già incisi in passato sull’esordio Blue Morning, su Satisfy you e su Midnight in Mississippi in nuove versioni. Tra questi la bluesata e notturna Lifetime Worth Of Blues, morbida e sudata senza il violino dell’originale, Which Side Of Heartache, un valzer country con l’aggiunta della fisarmonica, Midnight In Mississippi con Luther Dickinson alla slide che ricorda il suono di J.J. Cale, autore della ballata I Guess I Lose eseguita in modalità pigra e paludosa con una voce fragile alla Dylan.
L’inquietante e aggressiva Satisfy You apre il disco ed è una delle tracce migliori con Up Jumped The Devil, rifacimento di un brano di Robert Johnson e l’up-tempo da juke-joint Change My Mind con l’armonica di Jerry Portnoy. Non ci sono tracce trascurabili neppure nella parte finale del disco in cui si susseguono il gospel tradizionale Devil Try To Steal My Joy in versione swamp-rock e la jazzata e notturna My Epitaph, cover di Ola Bell Reed, arricchita da una sezione fiati degna di New Orleans.
Truvine è la conferma di una band che sarebbe un piacere potere ascoltare dal vivo dalle nostre parti.

Paolo Baiotti

THE MYSTIX – Can’t Change It

di Paolo Baiotti

11 febbraio 2021

ФРОНТ

THE MYSTIX
CAN’T CHANGE IT
Autoprodotto 2020

I Mystix sono un gruppo di blues/roots molto conosciuto nell’area di Boston e del New England, guidato da Jo Lily (voce e chitarra), membro con il soprannome Sam Deluxe di Duke and the Drivers, formazione di culto della zona, attiva in modo intermittente fin dagli anni settanta. Ne fanno parte alcuni session man di lusso: i chitarristi Bobby Keyes (Jerry Lee Lewis, Sleepy LaBeef, Ben E. King e Martha Reeves) e Duke Levine (Shawn Colvin, Peter Wolf, Lucy Kaplansky, Bill Morrissey, Ellis Paul, Mary Chapin Carpenter e J. Geils Band), il tastierista Tom West (Peter Wolf, Ellis Paul, Tom Jones), il bassista Marty Ballou (Duke Robillard Band, Roomful Of Blues, John Hammond, Peter Wolf) e il batterista Marco Giovino (John Cale, Robert Plant, Norah Jones, Patty Griffin). Evidentemente si tratta di un insieme di musicisti esperti che hanno deciso di divertirsi con questa formazione nata intorno al 2002, che ha già inciso sei album a partire da Satisfy You del 2006 con una line-up che in passato ha coinvolto anche Kenny White, Jerry Portnoy, Jesse Williams e Marty Richards.
Anche in Can’t Change It, prodotto da Giovino, i Mystix restano fedeli ad una riuscita miscela di roots-rock, soul e blues da bar band che ricorda un po’ The Nighthawks, caratterizzata dalla voce sporca e fumosa di Lily, tra Bob Dylan, Dr. John, Roger Chapman e Howlin’ Wolf e dall’intreccio delle chitarre, secche ed essenziali. Can’t Change It alterna alcuni brani autografi a numerose cover e brani tradizionali che si amalgamano puntualmente in un disco che scorre veloce senza intoppi.
Una ruvida versione di Outlaw Blues (Bob Dylan) apre il dischetto, seguita dall’ondeggiante Ain’t Gonna Cry, dalla ballata Carrie con la fisarmonica di Sonny Barbato e dal country-roots Let’s Get Started con la pedal steel di B.J. Cole. Tra gli altri brani emergono una torrida e insistente Jumper On The Line del bluesman R.L. Burnside, che si giova della partecipazione di Luther e Cody Dickinson (North Mississippi Allstars), le due cover dello scozzese Frankie Miller Bottle Of Whiskey con l’armonica del veterano Charlie McCoy e la deliziosa ballata Can’t Change It, nonchè il tributo agli Stones di Backstreet Girl (da Between The Buttons).
Disco ispido al punto giusto, suonato con passione e in scioltezza da un gruppo di veterani pieni di carica vitale.